Maremma Libertaria n 6
Sommario: Lucciole e lanterne – Amianto killer in Alta Maremma-Pietro Bianconi-Campi di sterminio- Sull’amore al tempo dell’anarchia-Luciana Bellini-Scuola di autodifesa legale- Josef Koudelka-un matrimonio Rom
Lucciole e lanterne (Siamo tutti in ValSusa)
Amianto, il caso dimenticato della Cooperativa Vapordotti
Reportage | 24 febbraio 2012 (Amianto killer in Alta Maremma)
di S. P.
Lo scenario è suggestivo: Larderello, le centrali Enel geotermiche sparse tra l’Alta Val di Cecina e le Colline Metallifere, a cavallo delle province di Pisa, Grosseto e Siena. Il paesaggio attraversato da decine di km di tubi sospesi in aria, i soffioni di vapore con il caratteristico odore di uova marce, piccoli paesi la cui economia ruota intorno a questa energia alternativa che pone la Toscana all’avanguardia. Ma il rovescio della medaglia si chiama amianto. Se ne parla poco, si minimizza, per alcuni è una storia vecchia. Per altri una ferita aperta e una ballata che sta facendo il giro d’Italia.
“Il mio cruccio più grande è di non esser riuscito ad impedire nei tempi appropriati la dispersione dell’amianto nelle zone industriali della geotermia. Ho cercato disperatamente di denunciare, coinvolgere istituzioni, sensibilizzare le aziende, ma una cappa di piombo psicologico, forgiato da interessi, incompetenze, avidità e irresponsabilità, hanno reso in parte vano l’impegno delle persone più tempestive nel comprendere la pericolosità dell’amianto.”
Marco Chiavistrelli non le manda a dire, non l’ha mai fatto. Ex combattivo operaio Enel dell’Alta Val di Cecina, cantautore, animatore del comitato amianto e geotermia, con una patologia professionale di asbesto in forma lieve. Marco è un fiume in piena, parla con calma però, citando decine di episodi che lo hanno visto coinvolto: le denunce alle ASL, l’amianto che fasciava i tubi che affiora un po’ ovunque, i boschi irrimediabilmente inquinati, il suo non voltar la testa, le minacce ricevute più o meno velatamente.
“Nel 1988 un corso aziendale Enel ci disse della nocività mortale di questo materiale salvo poi far poco o niente fino al 2000 e passa. Cosa accadde nel mezzo? Che furono disperse tonnellate di fibre in giro sia nei lavori di manutenzione che di ristrutturazione che di sterro che di innovazione. Chi ha pagato per questo? Nessuno.
Cosa dice la sentenza Eternit di questi giorni? Parla di fatti e responsabilità analoghi, quasi paralleli a quelli della geotermia toscana. Disastro ambientale e inquinamento con dolo. Esposizione dei lavoratori ai rischi dell’amianto con possibilità di morte o malattia. Come chiamare altrimenti, nelle nostre zone, il rivoltamento di decine di siti già segnalati e monitorati in controlli e mappature aziendali, e poi allegramente devastati da ruspe, attività nuove, manutenzioni diverse e rinnovamenti di impianto? Molte di queste irresponsabili azioni sono proseguite almeno fino al 2006 e passa! Come chiamare l’inadempienza ad appicare leggi normative e sistemi di prevenzione e protezione? Anche dopo il 2000? E dopo ancora? Si continuava a lavorare con amianto e senza protezioni e in zone esposte e soprattutto in ambienti rivoltati dalle operazioni assurde poco lì vicino, di cui dicevo prima. Cosa facevano lo Stato, la Regione o il Comune al contempo? Poco o niente, giungevano tardi e male e sempre dopo.
Non hanno prevenuto un sito, non hanno fatto un intervento che non fosse stimolato da un comitato! Volevano denunce scritte di poveri lavoratori impauriti quando sarebbero dovuti intervenire d’ufficio, come per uno stupro, un omicidio eclatante. Tutto questo ha prodotto un bacino di morti, malati e soprattutto di esposti al rischio nei tempi anche futuri assolutamente e stoltamente evitabile.
Chi ha pensato alle nuove generazioni se si mandavano a sterpare dove si sapeva c’era amianto e abitazioni vicine? Chi cercheranno i giovani di allora quando (speriamo di no!) si ammaleranno? L’idea che carriera e imbecillità vanno di pari passo ha prevalso sulla gente per bene e le speranze ignare dei cittadini. Non si è pensato nemmeno ai figli, alle mogli, ai fratelli, agli amici, ai concittadini. Nemmeno e soprattutto ai nipoti.
Chi nega tutto ciò, adducendo spese, impegni, conferenze e piani di bonifica successivi, è in malafede, perché finge di non sapere che il disastro ambientale è avvenuto nel trentennio precedente il 2007, e molto proprio nell’ultimo periodo quando si decise di bonificare in aria (le tubazioni) “dimenticando” l’amianto a terra già conosciuto e monitorato”.
Alla fine però l’impegno di Marco qualche risultato l’ha sortito: nasce il comitato amianto e geotermia e Franco Berti, un vecchio operaio della cooperativa Vapordotti (che svolgeva il lavoro più infame, quello di stuccare con amianto le giunture dei tubi già fasciati di questo materiale), racconta la storia di venti operai, diciotto dei quali morti lentamente di asbesto, di mesotelioma pleurico.
Marco mette in musica il suo sdegno: crea una canzone, scritta da operai per operai: “La Cooperativa Vapordotti”. La ballata segue e precede dibattiti, cortei, incontri al ministero, vaga come un fantasma dalle colline toscane per tutta l’Italia, arriva su Youtube. La Cooperativa Vapordotti, la ballata dei dimenticati, una canzone da combattimento.
http://youtu.be/wGZVoxF4yYY videointervista e ballata
Schede storiche Sovversivi
PIETRO BIANCONI
Nato a Piombino (LI) il 24 gennaio 1924, comincia a lavorare giovanissimo agli altiforni. Antifascista per convinzioni personali e tradizioni familiari, entra, dopo l’8 settembre 1943, in una formazione partigiana, fa il gappista a Monterotondo Marittimo e a Piombino e nel gennaio 1944 viene condannato a morte, in contumacia, da un tribunale repubblichino “per aver organizzato a più riprese la diserzione dei giovani militari”. Dopo la dissoluzione del Partito d’azione, al quale era iscritto, aderisce al P.S.I., pur continuando a frequentare la sede di Piombino della Federazione anarchica elbano – maremmana, dove conosce Egidio Fossi, ex miliziano nella Colonna Ascaso in Spagna, Adriano Vanni e Dario Franci, già esuli in Francia, l’anziano Alessandro Cinci, condannato per gli attentati di Monterotondo del 1892, Primo Menichetti e Chiaro Mori, disertori nella prima guerra mondiale e membri della “Banda del Prete”, e i più giovani Renato Palmizzi e Lorenzo Anselmi. Nei locali di via Pietri Bianconi ascolta il bordighista Ottorino Perrone, antico redattore, a Bruxelles, di «Prometeo» e di «Bilan», venuto a tenere una lezione di economia politica nella città del ferro. Collaboratore di «Nuova repubblica» di Firenze, il quindicinale di Tristano Codignola, Pietro entra nel direttivo nazionale della C.G.I.L. nel 1956, poi, nel decennio seguente, partecipa alle esperienze di «Quaderni rossi» di Milano e di «Classe operaia» di Padova. Più volte fermato nel “periodo della contestazione”, viene arrestato a Piombino il 27 dicembre 1968, insieme a altre due persone, dopo lo scoppio di una “bomba carta” su una finestra della locale caserma dei carabinieri. Incarcerato a Livorno per un mese e mezzo, viene condannato a 10000 lire di multa per la detenzione di un vecchio fucile da caccia e di qualche cartuccia, mentre gli altri due imputati si vedono infliggere 16 mesi di reclusione dalla Corte di assise di appello di Firenze per esplosione e danneggiamento. All’inizio del ’70 da vita ad un’organizzazione anarchica, insieme a vari militanti libertari piombinesi, campigliesi e follonichesi, in agosto pubblica il suo studio più importante, “Il movimento operaio a Piombino”, e in ottobre dà alle stampe il numero unico «Il martello», che si riallaccia idealmente all’omonimo giornale anarco – sindacalista, diretto da Riccardo Sacconi e Giulio Bacconi mezzo secolo prima. Trasferitosi a Monteverdi, in una baracca ai margini del bosco, offre ospitalità, verso la fine del 1973, a molti esuli cileni, fra cui Soto Paillacar, un anarchico, che, dopo essere stato a lungo sorvegliato dalla polizia italiana, viene arrestato a Monteverdi, insieme a Bianconi, al quale le forze dell’ordine sequestrano la corrispondenza politica, che intratteneva con lo scrittore antimilitarista Carlo Cassola. Per farlo liberare viene costituito, nella Biblioteca di Follonica, un Comitato, del quale fanno parte Carlo Cassola, Alfonso Leonetti, Luca Ferretti e altri militanti di sinistra. Difeso pubblicamente da Cassola e Leonetti, Pietro viene rilasciato dopo due anni di carcerazione preventiva e torna all’impegno politico e alla ricerca storica, pubblicando, nel 1975, una storia della C.G.L. meridionale, quella di Enrico Russo, Nicola Di Bartolomeo e Dino Gentili, e, nel 1988, il volume: “Gli anarchici nella lotta contro il fascismo”, poi, nel 1991 muore, in tremenda miseria,dopo una vita in cui si era speso sempre per gli altri, a Monteverdi. La notizia della sua scomparsa, portata a Follonica da Aldo Montalti, suscita cordoglio e sgomento fra i tanti che lo avevano apprezzato e conosciuto.
FONTI: Scritti di B.: Il movimento operaio a Piombino, Firenze: La nuova Italia, 1970; La CGL sconosciuta, Milano: Sapere, 1975; Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Pistoia: Archivio Famiglia Berneri, 1988; L’insurrezione anarchica del 1920 a Piombino, s.l., L’egoista, s.d.; Bucci, Fausto. Ricordo di Pietro Bianconi, “Il golfo”, n.2, dic. 1991; Né dio né padrone: cenni storici sul movimento anarchico a Piombino e dintorni / a cura della Federazione anarchica elbano maremmana, Piombino: FAEM, 2000.
Scheda di Fausto Bucci, Michele Lenzerini, Gianfranco Piermaria
Campi di sterminio ( letto per voi )
-D’estate i miei figli giocavano nell’acqua della loro piccola piscina nel giardino, oppure nel fiume (dove venivano gettate parte della ceneri dei forni crematori N.d.R.) La loro gioia più grande era che anche Papi facesse il bagno con loro-. ..Ma il padre non aveva molto tempo per giocare con i figli,- credevo, infatti, di dover essere costantemente in servizio-”
” Proprio oggi mi sono fermato a guardare qui al bordello un gruppo di ebrei greci affamati in attesa: sì, aspettavano che i bollitori vuoti con gli spessi resti della zuppa di latte delle prostitute fossero gettati oltre la siepe. Ne è seguita una lotta selvaggia: ognuno voleva raschiar via con le dita qualcosa di quell’untume, ma a uno di loro il pentolino era finito sulla testa e così tutto l’untume gli è colato addosso e gli altri si sono messi a leccarlo, come se fosse miele, dalla testa ai piedi insieme con tutto il lerciume che aveva addosso….Mangiano fango, legno di pino,erba, stracci. E si tagliano un dito o quello di un loro compagno di sventura, una volta anche un naso, e si feriscono le braccia per bere il sangue. Il cannibalismo non era inconsueto. E non aspettavano che sopraggiungesse la morte: semimorti e agonizzanti, venivano squarciati, bevuti,mangiati in concorrenza con i ratti. La dissenteria da fame li svuotava: alla fine cacavano solo sangue. E allora il corpo non era più che ossa, un nulla in punto di morte. E, per risparmiare sul gas, li hanno gettati vivi nel fuoco. L’ho visto con i miei occhi. Non emettevano neppure un grido, niente, come se anche questo orrore fosse una redenzione. E quando i camini sputavano solo un fumo nero senza fiamme, tutti sapevano che si stavano bruciando ebrei ormai consunti. Solo nel caso degli arrivi recenti, con il loro bel grasso, le fiamme salivano bene, alte nel cielo. Neppure nella morte questi non morti erano uguali agli altri.”
Dieter Schlesak Il Farmacista di Auschwitz Garzanti
IL COLOMBIANO
in versione audio scaricabile da:www.bandadelracconto.bandcamp.com
www.subterralabel.com
IL COLOMBIANO
Il Colombiano. Di adozioni & altre biologie, di Antonello Ricci (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2011 – www.ghaleb.it/colombiano/01.htm) è una fiaba d’amore. Una storia di padri e figli. Un racconto autobiografico: l’adozione da parte dell’autore, nel maggio 2004, del suo secondo figlio, Juanco (Juan José).
L’angolo della posta
Poi abbiamo aperto i nostri cuori…..noi idealizziamo l’amore mettendolo in pratica. L’amore libero che non conosce barriere nè ostacoli. Anche sua moglie simpatizza adesso per le nostre idee. Ultimamente ha dato prova di disprezzo verso i sicari dell’ordine borghese, quando la polizia ha cominciato a ricercarlo. Per questo io e lei siamo arrivate a diventare amiche. Lei non ignora cosa rappresenta per me l’uomo che viveva al suo fianco.Il sentimento di affetto fraterno che esiste tra loro ha permesso a lui di confidarsi con lei. D’altra parte, lui le ha dato la libertà di agire come desidera, com’è giusto che faccia un anarchico…..questo è quello che volevo spiegare, ma qui alcuni si sono eretti a giudici. E non si tratta di gente comune, ma di compagni di idee che si considerano liberi da pregiudizi, e che poi, alla fine, si dimostrano intolleranti. Uno sostiene che il nostro amore è una follia, l’altro che la sposa del mio compagno è una martire, un terzo solleva l’ostocolo economico,altri la questione dei figli….come se un uomo che ha figli non potesse amare…..qui molti compagni hanno dell’amore libero una idea assai misera: immaginano che si tratti di coabitare senza esser legalmente sposati, mentre a casa continuano a sopravvivere i ridicoli pregiudizi degli ignoranti. Infine si solleva il problema dell’età perchè io ho 16 anni e lui 26. I pontefici dell’anarchismo ! Fanno intervenire il problema dell’età nell’amore! Come se non bastasse il funzionamento del cervello per rendere una persona padrona dei propri atti!…..disprezzo tutti coloro che non possono comprendere cosa significhi sapere amare……Questo è tutto compagno, vorrei conoscere la sua opinione sul mio caso. So quel che faccio e non ho bisogno di essere approvata. E’ solo che, avendo letto molti suoi articoli e trovandomi spesso d’accordo con le sue idee, sarei contenta di conoscere la sua opinione”.
La lettera dal titolo “una esperienza” viene pubblicata sulla rivista anarchica parigina il 20 gennaio 1929. La risposta di Emile Armand aiuterà gli innamorati, e metterò fine alle critiche dei compagni. Scrive il direttore de ” L’En Dehors”
http://youtu.be/7iGU-XHZ3F0
Un matrimonio Rom – trailer LTMD video
Link utili www.stefanopacini.org www.radiomaremmarossa.it
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Maremma Libertaria Esce quando può e se e come gli pare. Non costa niente, non consuma carta e non inquina, se non le vostre menti. Vive nei nostri pensieri,perchè le idee e le rivoluzioni non si fanno arrestare, si diffonde nell’aere se lo inoltrate a raggera. Cerca di cestinare le cartoline stucchevoli di una terra di butteri e spiagge da bandiere blu,che la Terra è nostra e la dobbiamo difendere! Cerca di rompere la cappa d’ipocrisia e dare voce a chi non l’ha, rinfrescando anche la memoria storica, che senza non si va da nessuna parte. Più o meno questo è il Numero 6 del 29 febbraio 2012.Maremma Libertaria può essere accresciuta in corso d’opera ed inoltro da tutti noi, a piacimento, fermo restando l’antagonismo , l’antifascismo e la non censura dei suoi contenuti.
In Redazione, tra i cinghiali nei boschi dell’alta maremma, Erasmo da Mucini, Ulisse dalle Rocche, il Fantasma della miniera, le Stelle Rosse stanno a guardare, Complici vari , Ribelli di passaggio,maremmani emigrati a Barcelona.
No copyright, No dinero, ma nel caso idee, scritti, foto, solidarietà e un bicchiere di rosso.
Nostra patria il mondo intero, nostra legge la Libertà, ed un pensiero Ribelle in cuor ci sta (Pietro Gori) http://youtu.be/_KVRd4iny8E
Potranno tagliare tutti i fiori, ma non riusciranno a fermare la Primavera (Pablo Neruda) http://youtu.be/wEy-PDPHhEI (Victor Jara canta Neruda)
Sempre, comunque e dovunque : Libertà per tutti i compagni arrestati !– Fori i compagni dalle galere !-Libertad para todos los presos ! – liberdade para companheiros presos! -comrades preso askatasuna!- liberté pour les camarades emprisonnés!-freedom for imprisoned comrades !- Freiheit für inhaftierte Genossen!- ελευθερία για φυλακισμένους συντρόφους ! – الحرية لرفاق السج
Quando bevi bevi
e poi hai ancora voglia di bere
e quando sei morto hai ancora voglia di bere
quando bevi non ti metti davanti alla macchina da scrivere
come Bukowski
anzi, lo fai
ma non ti viene in mente niente di geniale
quando bevi
la gente non vuole vederti
e se ti vuole vedere è solo perchè gli devi dei soldi
allora sei tu che non vuoi vedere la gente
cambi strada quando incontri i tuoi creditori
e pensi ” porca puttana, perchè ho fatto questa strada ?!”
quando bevi
nessuna strada è quella giusta
non pubblicheranno mai le tue poesie
perchè sono solo stronzate
se lo facessero farebbero un grande errore
anche tu lo penseresti se solo riuscissi ad essere sobrio un momento
quando bevi non sei affascinante
incontri delle donne
ma solo perchè sono più derelitte di te
lo chiami amore e piangi
sperando ti lascino presto
per tornare al bar a lamentarti
intimamente sperando
di trovare donne altrettanto alcolizzate
ma solo più ricche di te
quando bevi ogni scusa è quella giusta
tanto non servono ulteriori scuse
la gente ha smesso da tempo di chiederti spiegazioni
se lo fa è solo per avere un argomento per riempire la proprie sbronze noiose
quando bevi non sei un poeta
non sei uno che soffre
se hai dei problemi sono solo un’ulteriore scusa per bere
i bambini giocano nei parchi
i genitori li guardano felici
le rondini tornano ogni primavera
è difficile restare senza soldi per una birra
quando bevi ti innamori della barista
ma lei non ti può sopportare
cadi,scrocchi, chiedi
se lei si innamorasse di te dovresti cambiare bar
o lo cambierebbe lei dopo essersi impiccata
quando bevi la notte non dormi
se non hai da bere
e se sei ubriaco dormi male
e se tu avessi al fianco una donna, probabilmente la uccideresti
ma quando eri ragazzo fumavi una sigaretta dietro l’altra
e un bicchiere rincorreva l’altro
e d’altra parte non c’erano molti altri modelli da seguire
e il fegato non era quello di adesso
l’idillio non era spezzato e molti stavano con te
ora molti sono morti e agli altri resta poco da vivere
ma nessuno pensa mai di aver sbagliato
e tu non hai tempo per pensarci
l’alba è nervosa
il pomeriggio è teso
fino a quando non racimoli il necessario
un tempo sigarette, ora un pacco di tabacco
molte birre e un paio di bocce di stravecchio
qua non stiamo in America
il Whiskj è decisamente da finocchi, comunque non potresti permettertelo
quando bevi….
una volta avevo una ragazza
ma anche lei non aveva tempo per le cazzate
si trattava per lo più di sbronzarci e litigare
così, per molto tempo, e oggi ancora,
ho pensato fosse questo l’amore
quando bevi non hai molti amici
per lo più c’è solo gente come te
che sta con te per lo stesso motivo per cui te stai con loro
per bere
spesso vengono a lamentarsi dei loro affanni
in realtà non ne avrebbero se non bevessero
quando bevi
i baristi non possono vederti
ma dopo mezzogiorno scrutano la via preoccupati
se ancora non sei arrivato
e così che lasceranno il bar ai propri figli
finchè uno di loro non diventerà come te
allora il bar passerà ad un’altra famiglia di baristi
quando bevi…
non deve essere stato sempre così
ma, d’altra parte,non sembra esserci molta altra gente interessante in giro
comunque tu non la incontreresti nei posti che frequenti
quando bevi…
una volta c’era una guerra in corso
la TV ne parlava nei bar
ma la gente chiedeva di cambiare canale per vedere la partita
e tu non te ne sei interessato oltre
qualcuno deve pur aver vinto
qualcun altro sarà stato sconfitto, probabilmente,
a meno che questa strafottutissima guerra non sia ancora in corso
ma nessuna guerra impedirà agli alcolizzati di raggiungere una bottiglia
tranne la guerra dei probizionisti
ma loro hanno sempre perso
quando bevi…
superi indifferente i vecchi ubriachi che muoiono nei bagni
un giorno sarai come loro
e poi altri saranno come te
e nessuno si preoccupa di quelli di prima e di quelli che verranno
le notti sembrano giorni, i giorni notti
e alla fine di ogni tramonto e di ogni alba
solo bar, bar, bar,al massimo stanze vuote
bottiglie negli armadi, sotto al letto, e dove neanche tu penseresti mai
quando bevi…
una volta un dottore mi consigliò di smettere
ma solo ai preti spetta la cura delle anime
almeno così mi dicevo
quando bevi…
una volta trovai un bar meglio degli altri
la musica era buona, la birra un pò cara
ma la barista aveva dei lunghi capelli neri, era bello guardarla di tanto in tanto
poi una dozzina di cazzoni scoprì lo stesso bar e la stessa barista
non era tanto una questione di gelosia
ma questi idioti non potevano starsene in silenzio a guardarla
sono questi i bevitori da due soldi
quelli che hanno bisogno di una scusa, di un sabato sera, dell’ora dell’aperitivo
quando bevi bevi, non hai bisogno di motivi
da allora è stato impossibile restarsene in pace
guardando la barista dagli occhi di notte
bevendo,senza proferire parola
quando bevi è meglio solo che accompagnato in generale
quando bevi…
una volta, amore mio,
deve essere stato diverso, e forse dovevamo esserlo anche noi
non ricordo, onestamente, la purezza di quegli anni
ma dovevamo esserlo per forza, i primi anni che un uomo guarda con gli occhi da innamorato
e non erano meriggi armoniosi
ma strade, pioggia, sigarette tra le dita,capelli colorati e vino comprato con poche lire elemosinate
e giacche di cuoio e pantaloni aderenti
sputi ovunque, città e lerciume
eppure te non mi avresti mai detto “andiamo a farci una scopata”
ma una scusa,un verso di una qualche canzone per alludere alla tua casa libera dai genitori
e l’indomani, abbracciati, irradiati da un orizzonte raggiante
e un alba infinita
quando bevi…
bevi, non ha più molta importanza come le cose siano andate poi a finire
dove potresti essere ora ? Non posso avere la mappa di tutti i bar del mondo
e se altre mappe servissero per ritrovarti,
mio amore lontano
non saprei proprio cosa farmene
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