Maremma Libertaria n 17



“Arroventiamo la penna nel fuoco vulcanico dello spirito nostro negatore; intingiamola nel nostro cuore gagliardo, gonfio di sangue ribelle e, nell’atea luce dell’anima nostra, scriviamo, scriviamo… Scriviamo così, rapidamente, senza vane ricerche letterarie, senza ripugnanti ideologie teoriche, senza bigotte e sentimentali sdolcinature da isterici e politicanti, avvolti solo nel manto della nostra furibonda passione! Scriviamo soltanto parole di sangue, di fuoco e di luce! Scricchiola, striscia o mia ruvida penna di fuoco e di energia sul bianco candore di questo foglio, come striscia una lingua di vipera sulla tenera gola di un bambino innocente per dargli, col veleno, la morte.”
(Renzo Novatore)
”Del resto, che c’era di giusto? C’era mai stata giustizia, anche solo per un momento, per i pesci piccoli? Tutte quelle stronzate che gli davano a bere sulla democrazia e le pari opportunità non servivano altro che a tenerli buoni, perchè non bruciassero tutta la baracca. Certo, una volta ogni tanto c’era qualcuno che riusciva a tirarsi fuori dalle macerie e a emergere. Ma per ognuno di questi ce n’erano centinaia di migliaia in mezzo a una strada o in prigione o in un manicomio, o suicidi o drogati o sbronzi. E molti e molti di più che facevano lavori spregevoli e mal pagati e buttavano via tutti gli anni della loro vita in cambio della pura e semplice sopravvivenza. La schiavitù non era stata eliminata affatto, era solo stata allargata fino a comprendere i 9 decimi della popolazione. Dappertutto. Santa merda.”
(Niente canzoni d’amore, Charles Bukowski)
“in generale il popolo di Maremma è composto di fuorusciti e banditi da altri paesi, di gente che ci cala dalla montagna per guadagnarsi il pane e di maremmani che devono spesso difendersi da quella gente (…)però quelli abitanti sono nella maggior parte senza religione, prepotenti, violenti, bestemmiatori, rissosi, dediti alla crapula ed al libertinaggio anche sudicio, indisciplinati resistenti alla giustizia, armigeri e non possono essere contenuti che col rigore, essendo i loro preti i primi che danno cattivissimi esempi in tutti i generi”
Da Pietro Leopoldo, “Relazioni sul governo della Toscana”, riportato in “Potassa. Storie di sovversivi, migranti, erranti, sottratti alla polvere degli archivi”, di Alberto Prunetti

Voi non siete Charlie ! Ipocriti e vili…
Ci sono principi assolutamente non negoziabili, come quelli della Rivoluzione francese. Non è per caso che la nostra rivista irregolare li riporti sul frontespizio. C’è un prima e un dopo, uno spartiacque laico e rivoluzionario. Invece, con i corpi dei nostri compagni ancora caldi c’è stata una corsa, tutta italiota, al distinguo, come il post di Senza Soste “orrori ed errori nella regione parigina ” presa di posizione redazionale del giornale antagonista livornese. Sì, perché al netto di giravolte e lungagnate varie, quello che davvero passava alla fine era il concetto che quelli di Charlie Hedbo ” se la sono un po’ andata a cercare”. Concetto molto originale ed italico, usato anche per i casi di stupro, che puzza da lontano di moralismo cattolico e vetero stalinismo. Anche estremamente sgradevole per la forma e la rapidità, concretizzata con i corpi dei nostri compagni anarchici e libertari ancora insepolti. Un curioso concetto di solidarietà. Bene, allora chiariamolo una volta per tutte, nel rispetto delle differenti opinioni, voi state con il buon senso borghese, noi con Charlie, e non da ora. Se pensate che si possa omaggiare il “proletariato islamico” cercando di trovare attenuanti a questi nazifanatici religiosi, beh, non è che siete fuori strada, siete degni nipoti di Stalin, a ognuno i suoi nonni, i nostri si chiamano Buenaventura Durruti, Bakunin, Ascaso, Malatesta…… (Erasmo)

Qui uno stimolante contributo da Parma sulle nefandezze ed idiozie scritte dai nostri ” antimperialisti ”
http://www.umanitanova.org/2015/02/08/del-concetto-di-antimperialismo-e-degli-strateghi-rituali/

“Voi,
i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni, quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini, quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra, quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio, quelli che pregano per far piovere, quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento, quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo, quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere, quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte…
Tutti voi,
che non potete vivere senza un Babbo Natale e senza un Padre castigatore.
Tutti voi,
che non potete sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello.
Tutti voi,
che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e “buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il piu’ stupido, il piu’ meschino, il piu’ sanguinario, il piu’geloso, il più avido di lodi tra voi.
Voi, oh, tutti voi
NON ROMPETECI I COGLIONI!
Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.
Non rompeteci i coglioni, cani!”
François Cavanna ( Charlie Hedbo)

IL GELO DEL CIMITERO
Viviamo nelle paure di una entità irrigidita, di una fedeltà senza virtù. La fedeltà che retrocede a superstizione: questa può essere una delle facce del decadentismo. Le superstizioni sanno addobbare magicamente il dolore e la sconfitta. Il gelo del cimitero, la pietà dei canti stonati, delle bandiere sulla fossa ingiusta, la sera di noi gravati dal senso di un capitolo di storia che si chiude, di un triste futuro di persecuzione e di silenzi: tutto questo è stupenda scena della fedeltà, armonia della ripetizione: ma è anche inganno e conforto.
Veniamo via che è buio fitto. Vittori Sereni, Marco Forti e Giovanni Raboni camminano con me sulla ghiaia del vialetto. Ci sorpassano coppie di giovani, nelle loro vesti militaresche, il braccio di lui intorno alla spalla di lei, carichi – così immagino – di rancore e amore. Che cosa sarà di loro? Non so come ma ho la certezza che con la strage di pochi giorni fa, l’orrendo coro dei giornali e questo assassinio di Pinelli, è davvero finita un’età, cominciata ai primi del decennio. È possibile il silenzio degli uomini d’opinione, i difensori dello stato di diritto? Si è possibile. La paura è veloce. Lo dico e i vicini sono della mia stessa opinione. Chissà che cosa ci porta il domani. L’alone di luce della città è davanti a noi in fondo a Viale Certosa e a Corso Sempione, oltre il Castello.

Ci salutiamo, ci stringiamo le sciarpe al collo, ci separiamo, andiamo in cerca delle nostre auto sul piazzale.
Franco Fortini 1969
in ricordo di Pino Pinelli

L’Italia è quello strano paese dove parlare di fascisti è “anacronistico”, un comico milionario pensionato a 5 stelle li definisce “ragazzi come noi”, un partito razzista-leghista ci sfila insieme per le vie di Milano e poi in 60 di loro riducono in fin di vita una persona di 49 anni “rea” d’essere, per l’appunto, “anacronisticamente” antifascista.
Non mollare Emilio, siamo vicini a te e a tutto il Centro sociale Dordoni di Cremona. Un Paese che permette di esistere a organizzazioni come Casa Pound, che non ha mai fatto i conti col suo passato, che ha inventato ed esportato in tutto il mondo mafia e fascismo, che incoraggia in tutti i modi ignoranza, arroganza e violenza, non è un Paese, ma una semplice entità geografica.
Noi siamo Emilio. Emilio resisti ! (Ulisse)

da Cremona  http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/13778-commento-di-una-cittadina-cremonese-sulla-manifestazione-antifascista-di-cremona

Atene calling !
un punto di vista anarchico dopo le recenti elezioni
http://atenecalling.org/atene-il-punto-di-vista-di-un-anarchico/



Zappa !
live

https://www.youtube.com/watch?v=fQ8mB-toLrA


Zappa and the  Mothers of invention  1968

De Andrè
“e adesso aspetterò domani / per avere nostalgia/signora libertà signorina anarchia/così preziosa come il vino/così gratis come la tristezza/con la tua nuvola di dubbi e di bellezza “
https://www.youtube.com/watch?v=tkd–OtEUzM





Errico Malatesta
Riformisti o insurrezionisti ?

Evidentemente, l’on. Zirardini ed i suoi compagni che l’applaudono credono che l’animo popolare si possa muovere e manovrare come si fa di un apparecchio elettrico comandato da un commutatore: fermo, avanti, indietro, ecc.
Un giorno conviene loro che i lavoratori stiano tranquilli e pensino solo a votare per mandarli al parlamento ed ai consigli comunali, ed essi predicano contro la violenza, contro l’illusione insurrezionista, e per l’evoluzione lenta, graduale, sicura, per la conquista legale dei pubblici poteri.
Poi vengono le bastonate, gli incendi, gli omicidi fascisti per mostrare anche ai ciechi che colla legalità non si arriva a nulla, poiché quand’anche essa fosse in qualche caso favorevole agli oppressi, gli oppressori non si fanno scrupolo di violarla e sostituirvi la più atroce violenza; ma i nostri bravi socialisti si affannano perché i lavoratori non raccolgano le provocazioni e vantano «l’eroismo della pazienza».
Infine le busse diventano troppo forti e colpiscono anche le spalle dei dirigenti, tutta l’organizzazione specialmente cooperativa dei socialisti sta per essere distrutta, la situazione diventa insopportabile anche pei capi, e allora si fa appello all’insurrezione!

Non si accorgono quei signori, non si accorge Zirardini che è ridicolo sperare che possano tutto d’un tratto diventare dei leoni coloro che essi si sono sforzati per cinquant’anni di trasformare in pecore? E non pensano con quale sorriso di scherno e con quale senso di sospetto accoglieranno un appello all’insurrezione proveniente da loro quei lavoratori che essi non sono riusciti ad evirare?
E d’altronde, chi potrebbe pigliarli sul serio, quando è proprio quello stesso Zirardini che minaccia una possibile insurrezione, colui che propone la collaborazione dei socialisti coi partiti borghesi anti-fascisti, vale a dire che mette avanti un’altra illusione, un altro inganno destinato a tener tranquilli i lavoratori colla speranza che la salvezza verrà dal governo senza bisogno di uno sforzo proprio?
Noi non mettiamo in dubbio la buona fede di nessuno; ma ci pare una singolare aberrazione, una incomprensione incredibile della psicologia degli individui e delle masse il pensare che si possa nello stesso tempo credere e sperare nei mezzi legali, e nello tesso tempo tenersi disposti a ricorrere ai mezzi illegali; passionarsi per le elezioni e prepararsi all’insurrezione. Questo può apparire possibile nei discorsi dell’on. Enrico Ferri sulle «due gambe» con cui cammina il socialismo, ma è smentito da tutta l’esperienza storica, come è smentito dalla coscienza di chiunque si ferma un po’ a studiare se stesso.
Ricordiamo, per esempio, di avere un volta ascoltato una conferenza dell’ineffabile Misiano, in cui l’allora onorevole deputato dopo aver parlato dell’imminenza della rivoluzione ed aver insistito sulle necessità della preparazione tecnica, passava a parlare delle elezioni municipali, che dovevano aver luogo di lì a sei mesi, e raccomandava di preparare fin d’allora le liste e di curare con attività la preparazione per la lotta elettorale.

V’immaginate voi uno che aspetta la rivoluzione da un momento all’altro e si affatica per trovarsi pronto, e nello stesso tempo lavora per le elezioni municipali che debbono aver luogo sei mesi dopo? O viceversa, uno che spera di poter senza rischio e poca fatica concorrere efficacemente alla trasformazione sociale con un semplice voto, e voglia poi rischiare il pane, la libertà, la vita in una azione insurrezionale?
Bisogna scegliere; e naturalmente la maggioranza sceglie la via che sembra più facile e che in tutti i casi non presenta pericoli; ma poi si trova che ha fabbricato sulla rena e quando viene la reazione non ha capacità morale e materiale per resistere… e si lascia bastonare ed affamare.
Ed infatti si vide quel che successe. La rivoluzione non si fece, perché non la vollero fare; ma vennero invece le elezioni […]
L’insurrezione verrà, bisogna che venga; ma non sarà certo per opera dei parlamentari… anzi sarà contro di loro.
Occorre che i lavoratori vi si preparino, e per poterlo fare debbono rinunziare ad un’ingannevole speranza nel governo d’oggi o di domani, nei deputati e in quelli che vogliono diventarlo.
(Umanità Nova, n. 140, 18 giugno 1922)

Vent’anni fa moriva Gian Maria Volontè….
Repressione è civiltà !
https://www.youtube.com/watch?v=KdNOYYAdyTs

…una efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e un consenso si fonda sulla paura, non verso le forze di polizia ma verso i manifestanti…prima una vittima, poi mano dura.
( da una lettera aperta alla forze dell’ordine di Francesco Cossiga  2008 )

Il Disprezzo
Il mondo che ci viene imposto, quello che ci brucia la carne e ci spezza le ossa, non merita le nostre lacrime. Sarebbe fargli troppo onore; tutto ciò che merita è il nostro disprezzo. Meglio: il nostro sdegno, la variante altera ed orgogliosa del disprezzo, quella improntata ad un giusto sentimento di superiorità.
Il disprezzo è eredità storica dell’aristocrazia. Per questa ragione fa orrore a coloro che li hanno depennati dal potere: gli utilitaristi borghesi, i democratici, i filantropi, i creatori di ricchezza, i benefattori dell’umanità – i nostri Padroni. Se ci affamano, se ci istupidiscono, se ci rubano i giorni e le notti, se ci sorvegliano, se ci rinchiudono, se ci torturano, è sempre in nome dell’interesse superiore dell’umanità, della nazione, del progresso, della ragione, della libertà, della civiltà, della prosperità. In breve: in nome di una causa superiore e trascendente. Lo fanno per il nostro bene, e non è affatto uno scherzo: ne sono convinti. Con le istituzioni che controllano, con gli strumenti di potere a loro disposizione, si applicano con pazienza a creare la Nuova Umanità perfettamente addomesticata, innamorata delle proprie catene, incapace di vivere senza di esse e che le difende con le unghie e con i denti quando sono minacciate. E stanno per riuscirci – se non è già accaduto.

Quando i nostri padroni praticano il disprezzo è quasi loro malgrado, da tanto è grande la loro filantropia. Si lasciano andare a questo difetto quando non riescono più a reprimere quella violenta ostilità che deriva dal sentimento di aver sgobbato duro per la felicità delle moltitudoni eternamente indisciplinate, fannullone, ingrate e soprattutto incapaci di comprendere il bene comune. E ancora, lo fanno di nascosto, quasi con vergogna, perché questo è il prezzo da pagare per mantenere il mito democratico.
Ai giorni nostri il disprezzo è diventato piuttosto appannaggio di coloro che Nietzsche chiamava i deboli, gli esseri del risentimento, e che sono i membri di questa nuova umanità amante delle sue catene: i reazionari più inetti, gli xenofobi, gli omofobi, i misogini, gli identitari, i nostalgici di un ordine tradizionale che non è mai esistito altrove se non nella loro testa. Queste carogne non sanno nemmeno servirsi correttamente del disprezzo; è come se fosse stata data una rivoltella ad un monco. Ne fanno un’arma puntata contro l’individuo, in nome di una superiorità che deriva dalla loro conformità ai dispositivi di potere che sono tuttavia la fonte di tutte le disgrazie, le loro come le nostre. Essi si immaginano che, costringendoci ad unirci al gregge ed a piegarci alle loro prescrizioni, allevieranno le proprie sofferenze, mentre non fanno che rafforzare il potere dei nostri Padroni – anche se talvolta cercano di farci credere il contrario, anche se si presentano come «anti-sistema», ovvero «rivoluzionari». Tutto ciò che desiderano è reprimere quelli e quelle che hanno la tracotanza di rifiutare di condividere il loro inferno.
Per noi che subiamo l’oppressione piena di sollecitudine degli innamorati del genere umano, è più che mai ora di espropriare il disprezzo e di metterlo in atto come un rapporto generale col mondo. Siamo tutti e tutte, senza eccezioni, superiori alle identià che ci sono state imposte come marchi da bestiame. Siamo tutti e tutte, senza eccezioni, superiori alle mediocri istituzioni sociali che ci incatenano. Nessuna di queste merita rispetto. Nessuna merita di essere riformata. Nessuna può essere salvata. Sono tutte, strettamente parlando, disprezzabili, non foss’altro perché ci hanno spogliato della nostra individualità per relegarci al rango di astrazioni, di semplici elementi che ereditano qualità dall’insieme in cui siamo stati arbitrariamente posti.

O miei fratelli e mie sorelle, voi che amo al di là della ragione, impadroniamoci insieme del disprezzo, rivoltiamolo come un calzino e brandiamolo contro questo mondo che non smette di avvilirci e che è indegno della nostra sublime bellezza. ( Anne Archet  2014)
Free Kobane  !

Se non si può ballare non è la mia rivoluzione
Emma Goldman

Mafia nera
La mafia nera romana è la sintesi della natura ipocrita dell’italiano medio. Tiene gli ultimi in ghetti o prigioni, tuona e aizza pubblicamente come un cane rabbioso il popolino contro i più disgraziati affinché non gli venga in mente di ribellarsi al guinzaglio e al bastone padronale, e poi sfrutta privatamente con gli appalti gli stessi ghetti per farci una mare di soldi. Un po’ di fascismo, un po’ di razzismo, un po’ di populismo, un bel po’ di mafia, e il Bel Paese, quello che ha inventato ed esportato in tutto il mondo mafia e fascismo, è servito. Che tutto cambi affinché nulla cambi. ( Stefano)

Dopo il caso Amiata, quello di Casole d’Elsa, altro lampante esproprio delle nostre terre ad unico vantaggio dell’ Enel
www.casolenostra.org

Romancero de Durruti     Chicho Sanchez Ferlosio
“Canta garganta si eres cabal o liberan a Durruti o se quedan sin metal. Deja ya herramientas metalúrgico tornero los ladrones andan sueltos y detienen al obrero… Los ministros del Gobierno al servicio del Capital olvidaron la fuerza del obrero del metal. Mucha cadena poco jornal, o liberan a Durruti o se quedan sin metal. Poca justicia mucho penal, o liberan a Durri o se quedan sin metal. Que no vuelva arepicar el martillo calderero que Durruti está en la Cárcel por luchar contra el dinero. El señor Don Miguel Maura piensa poco y piensa mal, y por eso se ha encontrado con la huelga del metal. Ahí va un aviso y es oficial, o liberan a Durruti o se quedan sin Metal. Esta es la Huelga y es General, o liberan a Durruti o se quedan sin metal. Fuera las máscaras de carnaval, o liberan a Durruti o se quedan sin metal. Viva la FAI y viva el metal, o liberan a Durruti o o se quedan sin metal.”
https://www.youtube.com/watch?v=C7cN0qV60zc


Durruti, Ascaso, los solidarios…

Solidarietà ai compagni arrestati in Spagna , no alla legge “mordaza” !

Fotografia: il punto di vista di Alessandro Pagni
Demoni sotto la pelle: attraverso gli occhi di Antoine D’Agata e Anders Petersen
http://unfototipo.com/2014/10/29/demoni-sotto-la-pelle-losguardo-di-antoine-dagata-e-anders-petersen/

Petersen

D’Agata

Letto per voi….
Sebben che siamo donne – Storie di rivoluzionarie (Paola Staccioli – Derive Approdi  )
una recensione
http://www.sololibri.net/Sebben-che-siamo-donne-Storie-di.html#.VM4agEtz6YA.twitter

in  ogni epoca bisogna tentare di strappare la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla… neppure i morti saranno al sicuro dal nemico se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere.
Walter  Benjamin  Tesi sul concetto di Storia
Sebben che siamo donne non è un libro di storia ma di storie. Raccontate dalla parte di chi le ha vissute. Si possono non condividere le scelte di queste donne. Ma sono  all’interno di un lungo processo di emancipazione sociale. Sono parte di noi. Di chi nel mondo si batte per una società senza classi. Queste affermazioni a molti non piaceranno. Non è strano. Fino a che il divenire storico sarà rappresentato dalla lotta tra le classi, la memoria non potrà essere condivisa.

“Ho pensato che i cuori dei ribelli, chissà, forse continuano a battere nei cuori degli altri ribelli che restano, e dei ribelli che verranno… perché nessuno muore mai del tutto finché c’è qualcuno che lo ricorda, finché resta viva la memoria di quei battiti affidati magari a un libro, a un film, ma soprattutto a quel sorriso dolce e un po’ venato di amarezza, il sorriso di chi non si rassegna e sogna ancora, malgrado tutto, malgrado il mondo che ci ritroviamo attorno.”
(Nessuno può portarti un fiore – Pino Cacucci)

“- Non sei mica fascista? – mi disse. Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai. – Lo siamo tutti, cara Cate, – dissi piano – Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare le bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s’accontenta, è già un fascista.”
(La casa in collina – Cesare Pavese )

“Dichiarandoci anarchici proclamiamo inanzi tutto che rinunciamo a trattare gli altri come non vorremo essere trattati noi da loro; di non tollerare più la disuguaglianza che permetterebbe ad alcuni di esercitare la propria forza astuzia o abilità in maniera odiosa. Ma l’uguaglianza in tutto- sinonimo di equità- è la stessa anarchia ”
Petr. A. Kropotkin  La morale anarchica
scarica qui gratis il libro
http://stradebianchelibri.weebly.com/millelirepersempre.html

L’anarchia spiegata a mia figlia : il nuovo libro di Pippo Guerrieri, BFS edizioni qui in free download e streaming
https://archive.org/details/LanarchiaSpiegataAMiaFiglia

Io non credo nei partiti. Ma non perché siano stati occupati da persone disoneste. Io non credo nei partiti perché non credo nella delega. […] Non sono un comunista. Io sono anarchico. Non mi interessa che il popolo vigili sull’amministrazione pubblica. Io non credo che il popolo debba essere amministrato da qualcuno. Io voglio il superamento di questa democrazia, non che venga amministrata decentemente. Questo era il dibattito negli anni ’60 rispetto ai manicomi. Qualcuno voleva umanizzarli, qualcun altro cancellarli. Si umanizza un’istituzione disumana solo cancellandola. ”
( Ascanio Celestini )
https://www.youtube.com/watch?v=m4Ze55-ygRg

le foto di questo numero sono in gran parte del movimento , di Stefano Pacini,  o di autori non identificati che ringraziamo anticipatamente
Link utili
www.stefanopacini.org
www.lavoroculturale.org
www.radiomaremmarossa.it
www.carmillaonline.com
www.ltmd.it
www.infoaut.org
http://collettivoanarchico.noblogs.org
www.senzasoste.it
www.finimondo.org
femminismo-a-sud.noblogs.org/
anarresinfo.noblogs.org
http://www.anarca-bolo.ch
Maremma Libertaria Esce quando può e se e come gli pare. Non costa niente, non consuma carta e non inquina, se non le vostre menti. Vive nei nostri pensieri, perchè le idee e le rivoluzioni non si fanno arrestare, si diffonde nell’aere se lo inoltrate a raggera. Cerca di cestinare le cartoline stucchevoli di una terra di butteri e spiagge da bandiere blu, che la Terra è nostra e la dobbiamo difendere! Cerca di rompere la cappa d’ipocrisia e dare voce a chi non l’ha, rinfrescando anche la memoria storica, che senza non si va da nessuna parte. Più o meno questo è il Numero 17 del 7 febbraio 2015. Maremma Libertaria può essere accresciuta in corso d’opera ed inoltro da tutti noi, a piacimento, fermo restando l’antagonismo , l’antifascismo e la non censura dei suoi contenuti.
In Redazione, tra i cinghiali nei boschi dell’alta maremma, Erasmo da Mucini, Ulisse dalle Rocche, il fantasma della miniera, il subcomandante capraio, Alberto da Scarlino, Alessandro da Grosseto, Antonello dalla Tuscia, Luciana da Pomonte, complici vari , ribelli di passaggio, maremmani emigrati a Barcelona e Cagliari
No copyright, No dinero, ma nel caso idee, scritti, foto, solidarietà e un bicchiere di rosso.
My way Sid Vicious !
http://youtu.be/HD0eb0tDjIk

Nostra patria il mondo intero, nostra legge la Libertà, ed un pensiero Ribelle in cuor ci sta
(Pietro Gori)
http://youtu.be/_KVRd4iny8E

Potranno tagliare tutti i fiori, ma non riusciranno a fermare la Primavera
(Pablo Neruda)
http://youtu.be/wEy-PDPHhEI
(Victor Jara canta Neruda)



Sempre, comunque e dovunque : Libertà per tutti i compagni arrestati !– Fori i compagni dalle galere !-Libertad para todos los presos ! – liberdade para companheiros presos! -comrades preso askatasuna!- liberté pour les camarades emprisonnés!-freedom for imprisoned comrades !- Freiheit für inhaftierte Genossen!- ελευθερία για φυλακισμένους συντρόφους ! – الحرية لرفاق