Malamente, una recensione da Barcellona

” L’ altro giorno un astrofisico mi ha spiegato che il presente per i nostri occhi non esiste: ogni volta che osserviamo una persona, un oggetto, la pagina di un libro, osserviamo il riflesso della luce che raggiunge le nostre cornee alcuni nanosecondi dopo aver colpito l’oggetto del nostro scrutare. E’ per questo forse, e non solo perchè chi l’ha scritto fa il fotografo, che ha ancora più senso immaginarsi “Malamente, una educazione maremmana” come una grande sequenza di fotografie tricentenarie. Affonda le radici nelle vite iniziate nell’ottocento e arriva fino ai giorni nostri lanciando ipotesi, dubbi e speranze su tutti i futuri possibili per coloro che leggono e che dovranno continuare quelle storie. C’è una costante nel libro, ed è quella dell’impossibilità di capire davvero l’epoca in cui viviamo, di comprenderla del tutto se non dopo che questa è passata. E occhio, perchè anche per fare questo lavoro a posteriori bisogna volerlo, bisogna impegnarsi. Sarebbe molto più facile e comune fare come fanno un po’ tutti, abbandonarsi a qualche buon ricordo nostalgico di tanto in tanto, sui bei tempi che furono, e continuare a mettere la testa sotto la sabbia in un eterno presente che capire non sai e in cui ti illudi che l’ultima volta non arrivi mai. Invece no; “Malamente” racconta una storia di una famiglia e del suo narratore ma in fondo racconta la storia di un paese e di tanti piccoli paesi, di grandi e piccoli avvenimenti che entrano in una spirale di tempo che si attorciglia sempre di più ed accelera, accelera e sembra non voler fermarsi mai, proprio come l’universo in espansione che continua ad espandersi sempre più rapidamente. Sono arrivato alla soglia dei 40, ma non mi ci è voluto il raggiungimento di queste colonne d’Ercole per portare avanti l’esercizio di famiglia del fermarsi ad osservare l’oggi e lo ieri e a riflettere in senso ampio su come le cose siano cambiate, su come passino le epoche e su come uno ieri che sembrava immutabile e risultato di un processo costante e irrefrenabile si sia trasformato in un oggi spezzettato, in schegge impazzite ed iperrapide, iperveloci ed iperspietate…ma forse questo è solo il sogno di chi ha perso la gioventù e non capisce più il mondo in cui si ritrova? Chissà. Personalmente mi sono sempre sentito un satellite, del mio paesino, della provincia sempre uguale, perfino della terra. Ci si sente soli, a volte, ad essere un satellite; ma si ha anche il privilegio di avere tanto tempo per osservare e provare a capire, o ad illudersi di capire. “Malamente” contiene tutto questo e non solo; è un satellite e una canzone allegra; un’amore spezzato e un abbraccio infinito; c’è anche tanta allegria, illusione e speranza, tanta voglia di stare bene insieme e nonostante tutto. Forse l’insegnamento più prezioso che ci dà è proprio quello di ricordarci che i “tempi duri” sono quelli che ci toccano, sia quale sia la generazione in cui ci è toccato vivere. MA questo non vuol dire che non si possa vivere allegri che il nostro piangere fa male al re, fa male al prete e al cardinale. Quindi, bisogna leggerlo e bisogna vivere. Il passato è ancora qui e le stelle che osserviamo ce lo insegnano. Lo stesso vale per le persone e i luoghi e le idee, i sentimenti…Se potessimo allontanarci dalla terra alla velocità della luce fotografando, anno luce dopo anno luce, cominceremmo a vedere le foto di quello che pensavamo non esistesse più e che invece è ancora lì. E che tornerà ad esserci, perchè la vita e la lettura sono un circolo eterno che sempre ritorna con parole nuove.”