Noi sogniamo il mondo

Quando si fotografano persone a colori si fotografano i loro vestiti. Quando si fotografano persone in bianco e nero si fotografano le loro anime (Ted Grant)
Stefano, per i 60 anni appena compiuti, si è regalato questo libro-riassunto nel quale sono racchiuse le sue foto più significative di 40 anni di attività fotografica, prima da amatore poi da professionista.
In questo bel volume della Effigi Edizioni, scorrono così in uno splendido bianco e nero 40 anni di storia italiana ma non solo: dalla rivoluzione portoghese del 1975 a un reportage a Cuba di una decina di anni fa; da un matrimonio Rom in Veneto (una perla) alla Jugoslavia degli anni della guerra.
Il filo conduttore di tutto questo sono due: la macchina fotografica di Stefano, che non si limita ad osservare ma in qualche modo sembra partecipe degli scatti, e delle sorti di quello che accade di fronte ai suoi occhi, respira le loro ansie e le loro speranze.
E le anime delle persone fotografate. Anime che, in un modo o nell’altro, fanno tutte parte del Sud del mondo: dai bambini Rom fotografati nel 1994 a Reggio Calabria di fronte ad un muro che separava i rom dai civili, al prete che a Napoli confessa la gente per strada, passando per le foto della rivoluzione portoghese.
La fotografia, ricordiamolo, non mostra la realtà oggettiva- sembra un paradosso, ma è così- ma l’idea che se ne ha: è nella scelta dello scatto, della prospettiva, di quel particolare pezzo di mondo in quel momento che si compendia la propria visione del mondo.
È la foto che si scatta per non smettere di guardare, ha detto Pennac.
Stefano è poi tornato a Lisbona, 40 anni dopo, per una mostra delle sue foto, quasi a chiudere un cerchio iniziato in quella stagione degli anni ’70 dove tutto era in discussione, e di tutto si discuteva. Un mondo nel quale c’era tanta speranza di cambiare, sulle note di Imagine di John Lennon, del 1971.
Nel Sud del Mondo, fra quelli che viaggiano in direzione ostinata e contraria (di deandreiana memoria), c’è ancora spazio per discutere, e (forse) per sperare ancora nel mondo e nell’uomo: è questo il messaggio di Stefano nel suo libro.
Grazie per avercelo ricordato.
Alessandro Tozzi ottobre 2016