Sono tornato a Lisbona 40 anni dopo la Rivoluzione e ho trovato le mie foto
Quarant’anni fa, in un mondo radicalmente diverso, partii da Massa Marittima con due amici tre sacchi a pelo e pochi soldi. La nostra meta era Lisbona, per poter osservare-partecipare alla Rivoluzione dei garofani, che aveva rovesciato il 25 aprile (!) uno degli ultimi regimi fascisti europei.
C’è un film su quel periodo che si chiama ” Alla Rivoluzione con la due cavalli”. Noi invece andammo con una Mini Minor , che, tra le altre cose, spesso a freddo partiva solo a spinta. Ci mettemmo tre giorni, attraversando la Spagna dell’ancor vivo dittatore Franco, guardati male dalle Guardie Civil, per i nostri capelli, abbigliamento, e, soprattutto, per la nostra destinazione. A Lisbona fummo ospitati in un palazzotto in rovina di una nobile fuggita con un popolano, sede dell’associazione di amicizia rivoluzionaria Portogallo-Italia, frequentato soprattutto da esponenti di Lotta Continua, arredato con brande dismesse di una vicina caserma di soldati di sinistra, che avevano i capelli lunghi e partecipavano ai cortei che attraversavano quotidianamente la città. Mi sembrava di sognare.
Andavo ovunque, dalla Radio occupata dai giornalisti che trasmetteva anche un lp degli Area che gli avevamo regalato, alle manifestazioni in Campo Pequeno di un variegato mondo rivoluzionario, alla piazza del Rossio e dei suoi simpatici ladri che improvvisavano partitelle a pallone. Quello è stato il mio primo reportage fotografico, effettuato con una Yashica usata, obb. 50 mm pellicole ilford B/N e tanto entusiasmo e camminare. Tornai diverso, a 18 anni avevo attraversato una delle prime linee d’ombra della mia vita.
Tanti anni dopo il Centro Portugues de Fotografia ha acquisito quelle foto. Ormai fanno parte, testimoniano nel loro piccolo, un evento storico, uno spartiacque fondamentale per il paese lusitano. Ma comunque grande è stata la mia sorpresa quando quest’anno, nel quarantennale di quella Rivoluzione, mi hanno informato che tra le varie mostre fotografiche organizzate a Lisbona, nelle strade e nei palazzi, col titolo ” A Revolucao esta na rua” , una sarebbe stata organizzata nel palazzo della FNAC in pieno centro città, da aprile a luglio, con quelle mie foto. Così, finalmente, dopo vari tentativi sempre frustrati di ritornare in Portogallo, questa volta ce l’ho fatta, grazie a Cristina ed a un volo aereo meno avventuroso ma molto più veloce del viaggio in auto di una vita fa. Ho ritrovato un Portogallo molto più vitale di quel che ci raccontano, ancora splendido, ho fatto qualche centinaio di foto in digitale che chiuderanno un cerchio lungo 40 anni nel mio prossimo lavoro fotografico, ho provato una emozione non descrivibile a rivedere quelle foto in quei luoghi, e ho incontrato per caso una studentessa universitaria del mio paese che fa qua il dottorato, lei, all’epoca, non solo non era nata ma neppure lontanamente in programma.
C’è una morale in questa favola ? Ce ne sono molte. Quella della serietà di un Paese che preserva la sua memoria e la valorizza, che senza memoria non si va da nessuna parte. Quella antica che nessuno è profeta in patria, visto che riesco, a costo zero, a esporre ovunque, ma non nella mia città. E quella che la Fotografia è una gran compagna di vita, non finirà mai di darti sorprese e soddisfazioni. Ma soprattutto domande. Come dice Tano D’Amico :
“Una bella immagine chiede. Chiede in primo luogo di essere percorsa e ripercorsa. Letta e riletta. Chiede di essere completata. Chiede allo spettatore, in un certo modo, in un certo senso, di continuare. Chiama lo spettatore a un ruolo attivo di autore. E’ lo spettatore che pensa, che dà giudizi. Chiede. Chiede. Anche la verità sembra fatta di domande. Domande che non finiscono mai, che non si esauriscono mai”.
Stefano Pacini
pubblicato su frontierenews.it 15 giugno 2014
http//www.stefanopacini.org/wordpress/lisboa-75.html
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