Maremma Libertaria n 15

1 Maggio, autorganizzazione

La giornata del 1 maggio segna, nonostante l’effetto novità e annunci del governo Renzi, un punto di svolta nell’autorganizzazione dal basso di ampi spezzoni sociali e non solo delle realtà sindacali di base. Oramai ridotti a triste simulacro di se stessi i sindacati confederali o non sfilano proprio come a Napoli, o si fanno circondare dal ridicolo e da tanta polizia come a Torino, in ogni caso segnano il punto più basso della loro reale rappresentanza tra lavoratori, precari, disoccupati. Cresce all’opposto la mobilitazione sociale territoriale, sui temi del non lavoro, dello sfruttamento delle false coop, della casa, dell’apertura degli ipermercati nei giorni festivi, della difesa del territorio dalle discariche e dalle grandi opere inutili. Il jobs act del boyscout si appresta a seminare vento e raccogliere tempesta. Il tutto bypassando la farsa elettorale, le altre liste per altre europe e il fascismo discreto pentastellare.

http://www.tgvallesusa.it/?p=7840

perché siam democratici / e questo ci lusinga/ ci piace la repubblica/ e il pane con l’aringa/ e nelle feste pubbliche/ anche il tricolore/ e un po’ di libertà/ ma senza esagerare ! (ricordo questa strofa del nuovo canzoniere nel 1975 a Firenze, era dedicato al PCI : avevamo la vista lunga…)
( Ulisse)

date i fiori ai ribelli caduti / con lo sguardo rivolto all’aurora / al gagliardo che lotta e lavora / al veggente poeta che muor….. W il 1 maggio W la Rivoluzione sociale W l’Anarchia
http://www.youtube.com/watch?v=L1sYRBCB_E0

W il 25 aprile in tutto il Mondo, perché nostra patria è il Mondo intero, nostra legge la libertà…

http://www.youtube.com/watch?v=Ha-h5bPSxQE

….Il tempo stringe. Anch’io avrò la mia arma: una fiammante rivoltella tedesca che Giorgio, il nostro mitragliere, ha recuperato dopo uno scontro nella strada. Mi aveva offerto anche un paio di scarpe tedesche quasi nuove, ma io le ho rifiutate. È una questione di gusto: non voglio pestare questa terra con le scarpe tedesche! Preferisco continuare con i miei vecchi, e una volta elegantissimi, scarponi di Aosta, anche se fanno acqua di sopra e di sotto. Ci rivedremo? Lo spero tanto. E ora, caro Luciano, ti abbraccio. I primi si sono già avviati e cantano ancora quell’inno anarchico che a me piace tanto e che so che ti irrita. Addio tuo Gianni

(Lettera di Giovanni Battista Palmieri (Gianni) all’amico Luciano Bergonzini, scritta in data 0-09-1944, in Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana)

Anarchici nella Resistenza
http://anarresinfo.noblogs.org/2014/04/29/gli-anarchici-contro-il-fascismo/

Applausi

L’ovazione al congresso del SAP per i poliziotti assassini di Federico Aldrovandi non mi turba affatto. Mi turba molto di più il silenzio/assenso o l’esplicito consenso attorno all’operato quotidiano degli sbirri da parte della gran parte delle persone, anche le meno destrorse. E’ grazie a questo stillicidio morale di massa che poi avvengono gli omicidi di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e le migliaia di morti senza nome magari chiusi in gabbia, all’oscuro d…elle buone coscienze. E’ grazie alla giustificazione securitaria e pelosa dei più che si possono pestare, calpestare e massacrare manifestanti, operai, studenti, immigrati, senza casa… Le mani che applaudono sono solo l’indice, guardate gli occhi chini e gli sguardi rivolti altrove di molti, quella è la luna. Seminare ostilità, diffidenza e disprezzo verso gli sbirri è compito imprescindibile per costruire un domani senza il bisogno delle divise.
( Stefano Raspa )

tanto per far capire cosa applaudivano quei fascisti
http://www.youtube.com/watch?v=6nYOfKLGsuI&feature=youtu.

Intervento sul 12 aprile a Roma

Stiamo venendo fuori da trent’anni di niente. Giusto, forse ci abbiamo provato tredici anni fa, dalle parti di Genova; siamo stati massacrati due volte. La prima dallo Stato e dalle sue polizie, la seconda dall’insipienza che ci portiamo addosso, insipienza che ha avuto la sua consacrazione il 15 ottobre 2011 a Roma e che ha trovato la sua fine naturale nella delazione e nell’accettazione sempre più passiva della legalità.
Quel che ho visto il 12 aprile in piazza però, mi incoraggia pur in mezzo agli errori e alle disorganizzazioni. L’eterno tentativo stesso, del resto, di distinguere tra una “piazza buona” e una “piazza cattiva” lo testimonia: fa paura che, invece, di distinzioni del genere proprio non ce ne siano state. Che anche le persone normalissime che manifestavano, pur lontanissime dalla militanza antagonista attiva e quotidiana, si siano ben accorte della repressione. Che gli sbirri avessero come gli occhi iniettati di sangue e che si fossero scatenati in una sorta di amok, lo diceva anche il pensionato con la cravatta o la ragazzina qualsiasi. Che questi siano degli assassini ben istruiti, lo dicevano e lo urlavano tutti. E com’è lontano tutto questo dalle stronzate dei loro giornaletti e delle loro televisioni.

A tale riguardo, e lo dico con estremo rammarico perché quei due poveri ragazzi presi a calci stesi a terra i calci se li sono presi sul serio, e il loro sangue era sangue, bisognerà pur far presente che tutto il “battage” attuale, con tanto di Pansa e Saviano è del tutto logico e strumentale. I due ragazzi stanno avendo la stessa funzione del pupazzetto di pelouche fotografato tra le macerie del terremoto. Sono utilizzati per creare commozione da un lato, e “democrazia” dall’altro. Cessano di essere due fra le tante persone picchiate, ferite, insanguinate, schiacciate durante la macelleria renziana, e diventano pupazzetti per permettere al sor Questore di fare il magnanimo “democratico” e a carta da culo come “Repubblica” di apparire “vigilante sugli abusi”. Sarà bene tenerlo presente sempre, e non cadere pure noi nel “simbolo”. La repressione è stata generale. Decine di persone sono state pestate come e peggio di quei due ragazzi. Ancora non si sa nulla dei fermati.
Non vorrei apparire ripetitivo, ma correrò il rischio. Quel che hanno in testa questi signori, nell’interezza del loro agire politico e istituzionale, è la nostra totale distruzione. A tale cosa non va opposto più nessun vittimismo, nessuna vuota “lamentela” e neppure nessuna “denuncia”. Non c’è più niente da denunciare e le cose sono oramai chiarissime. Chi non le vede, è soltanto perché si rifiuta di vederle; e se si rifiuta di vederle, è a un brevissimo passo dall’essere loro complice. Passo che certa cosiddetta “sinistra”, peraltro, ha già compiuto da tempo. A tale cosa, adesso, va opposta la coscienza piena dello scontro in atto, scontro che necessita di strumenti, tattiche e organizzazioni adeguate, e di una preparazione totale. Lo scontro non è un “happening” o una “performance”; eppure ci aveva provato già Sergio Leone a farci presente che la rivoluzione non è un pranzo di gala eccetera. Lungi da me, chiaramente, dal parlare di “rivoluzione”; ma anche lo scontro sociale ha molto poco del pranzo di gala.

In questi giorni, sui media di regime, sta furoreggiando un’altra cosa. Sto parlando, naturalmente, della “guerriglia nelle strade della Dolce Vita”, in riferimento al famoso film di Federico Fellini. Come dire: ci abbiamo pure, tra le altre cose, il reato di lesa cinematografia. Visto che lorsignori sono sempre a caccia di “simboli”, sarà quindi bene dargliene un altro con la speranza che gli piaccia almeno un po’. La vita amara, anzi amarissima, è irrotta in quella “dolce”; ché, in quel corteo, di vite amare ce n’erano a migliaia. S’era giusto a manifestare per quello, con tanto di “dolce vita” militarizzata. Del resto, se non erro, il film di Fellini è del 1960; ma nel 1960, a Roma come a Genova, a Reggio Emilia come in tutta Italia, non si gettavano uova e sedani contro il Ministero del Lavoro. Si crepava e si sparava. Si resisteva e si cacciavano governi fascisti. E si veniva caricati a cavallo dai carabinieri olimpionici D’Inzeo, gonfi di “onore” come quelli che garbano tanto a Roberto Saviano. Tra tutte le meraviglie di Roma, comunque, via Barberini fa piuttosto schifo; e anche la piazza, in fondo, non è un gran ché. Via del Tritone, poi, è diventata via del Tritello. Un tritello assolutamente “democratico”. Ma l’amor mio non muore è stato pure un film, del 1913.
(Riccardo Venturi)

Repressione è civiltà ! Per chi se lo fosse scordato un grande, grandissimo, Gian Maria Volontè


http://www.youtube.com/watch?v=KdNOYYAdyTs

Pubblichiamo una grande lettera di Alberto Prunetti, leggetele sino in fondo, merita veramente la vostra attenzione….si è e ci ha levato un grosso rospo !

Lettera ai miei studenti indiani sugli effetti linguistici dei colpi d’arma da fuoco partiti dal ponte di una petroliera italiana

http://www.carmillaonline.com/2014/02/25/lettera-ai-miei-studenti-indiani-sugli-effetti-linguistici-dei-colpi-darma-fuoco-partiti-dal-ponte-petroliera-italiana/

maggio è ritornato….

indios maremmani  🙂

Ribolla , incontro dei poeti estemporanei  🙂

Memoria storica :
Il documentario prodotto dal collettivo del cinema militante durante le giornate dell’aprile 1975 a Milano prima, durante e dopo gli assassinii di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. 46 minuti di filmati sugli avvenimenti, le manifestazioni, gli scontri.
http://www.youtube.com/watch?v=8H4ut_k-6LA

palestinesi, israeliani, gli anarchici non hanno confini

In questa foto dell’estate ’70 di Mario Grechi, il freak village anarchico a Follonica, Pratoranieri, dove una volta esistevano tre grossi pini sulla spiaggia….si riconosce Upi che suona un flauto e la famosa bandiera rossa e nera che attirava autostoppisti di mezza Europa….. 🙂

una chicca 🙂
Mondo Beat

http://www.melchiorre-mel-gerbino.com/MondoBeat/MB03_MONDO_BEAT_numero_unico_del_15_novembre_1966.htm

“Nei manicomi criminali, quelli che non hanno chiuso perché le “regioni non sono pronte” c’è anche gente inghiottita dal sistema sanitario da 15 anni perché ha spaccato una cabina telefonica, da tredici perché ha mandato a ‘fanculo un poliziotto durante un fermo, c’è gente che è dentro da 20 anni per aver osato restituire uno schiaffo al padre “in pubblico”. La cosa più squallida che abbiamo sono i “manicomi criminali”…
Negli OPG possiamo vedere la faccia vera del nostro Paese : chi non ha più voce, nessun diritto,diventa non-umano, “scarto” da rinchiudere e smaltire…Non esistono gabbie “democratiche”, esistono lager comunemente accettati dai sudditi benpensanti…..

” L’utopia accende una stella nel cielo della dignità umana, ma ci costringe a navigare in un mare senza porto ”  ( Camillo Berneri )

Letti per voi :

La Rivoluzione è morta, viva l’Insurrezione !
Intervista di Luciano Lanza

Una domanda a Saul Newman*: nel tuo libro «Fantasie rivoluzionarie e zone autonome» sei molto categorico quando sostieni «ogni progetto rivoluzionario che intende istituire una nuova società deve essere visto, in ultima analisi, come un’illusione utopica». Con questa affermazione chiudi, sostanzialmente un’epoca. Quella che ha visto nella rivoluzione, in questo caso libertaria, un momento fondamentale per il passaggio dalla società del dominio a quella fra liberi ed eguali. Allora è proprio morto il concetto e l’idea di rivoluzione?

Sì, la storia classica dell’emancipazione rivoluzionaria è finita, naufragata sulle coste dello stato. La rivoluzione cerca di imporre ciò che in ultima analisi è una certa idea di libertà, il che significa imporre un nuovo sistema di potere. Le rivoluzioni sono guidate da avanguardie e partiti, e ciò ha portato, storicamente, alla distruzione delle forze stesse della rivoluzione: la rivoluzione che divora i propri figli.
Le rivoluzioni comportano una radicale trasformazione del complesso dei rapporti sociali, ma questo implica un approccio totalizzante alla società e produce nuove forme di controllo sociale. Esse sono un cambio della guardia, e pongono sempre il problema di chi subentrerà, dopo. Al posto della rivoluzione, io propongo l’idea dell’insurrezione, che non è la semplice usurpazione del potere, quanto la trasformazione micropolitica dei nostri rapporti con esso. Come dice Max Stirner in L’unico e la sua proprietà, significa «operare davanti a me fuori dallo stabilito». È un’insurrezione contro la nostra stessa soggettività precostituita, oltre che contro il potere che ci opprime. Ci chiede di interrogarci, sul piano etico e politico, circa il nostro desiderio di potere e autorità, che si è dimostrato disastroso per tutti i progetti rivoluzionari del passato. L’insurrezione opera su molteplici fronti e con varia intensità, diffondendosi orizzontalmente e rizomaticamente come un virus, piuttosto che concentrarsi su di un singolo aspetto o dirigersi contro uno specifico centro di potere, perché ormai non esiste più un unico centro di potere o di resistenza. L’insurrezione non è diretta a un’emancipazione futura, ci chiede invece di vivere, qui e ora, come se fossimo già liberi. La libertà non è il fine dell’insurrezione, ne è la premessa, il punto di partenza, il substrato ontologico. L’insurrezione mira all’autonomizzazione dell’esistenza.

Così Newman sintetizza il concetto di insurrezione contrapposto a quello di rivoluzione.

*Newman, insegna teoria politica alla Goldsmits University di Londra, autore di diversi saggi (From Bakunin to Lacan, 2001; Politics Most Unusual, 2008; The Politics of Postanarchism, 2010; Max Stirner, 2011; Derrida e la decostruzione dell’autorità nell’antologia curata da Salvo Vaccaro Pensare altrimenti, Eleuthera, 2011). L’analisi di Newman spazia «dalla nascita del movimento globale della fine degli anni Novanta, fino ai recenti movimenti di occupazione apparsi in tutto il mondo» e così può approdare all’idea di insurrezione piuttosto che rivoluzione. Con una notazione controcorrente rispetto alla logica dominante: «come dice una vecchia massima: l’anarchia è ordine, lo Stato è disordine». Insomma un libro che si legge tutto d’un fiato: ottanta pagine colme di idee stimolanti e controcorrente.

Valerio Piccioni, Manlio Gelsomini, Campione partigiano, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 2014, pp. 174, € 14,00.
di Silvio Antonini ( Viterbo )

Valerio Piccioni, romano, giornalista presso la “Gazzetta dello sport”, rappresenta a pieno titolo quei cronisti e quegli scrittori capaci di andare oltre la mera cronaca e raccontare persone, luoghi e momenti delle attività agonistiche divenuti crocevia di vicende umane, politiche e sociali nella storia contemporanea.
Un’inchiesta sul doping del 1997 gli è valsa il Premio Saint Vincent. Su sua iniziativa, nel 2000, è stata istituita la Gara podistica in memoria del maratoneta-poeta argentino, desaparecido, Miguel Benancio Sanchez. Nella sua bibliografia si annoverano pubblicazioni sul Pasolini sportivo, sullo stadio Paolo Rosi di Roma e sul maratoneta etiope Bikila.
Stavolta, a catturare l’attenzione del cronista, è la storia di Manlio Gelsomini, tra i 335 assassinati alle fosse Ardeatine la mattina del 24 marzo 1944. Una Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, di cui una copia è appuntata sulla bandiera del Comitato provinciale di Viterbo, perché Manlio aveva contribuito ad organizzare nella Tuscia la Lotta partigiana.
La monografia integra e approfondisce quegli aspetti accennati appena, o trascurati del tutto, nei martirologi che poco dicono sull’avventura umana di questo medico e atleta che, riporta la motivazione della Medaglia: “Barbaramente trucidato insieme agli altri martiri delle Fosse Ardeatine, donava, sublime olocausto, la sua vita fiorente per la salvezza dei compagni di fede e per il riscatto della Patria oppressa”.

Manlio Gelsomini, nato a Roma il 7 novembre 1907 (dieci anni esatti prima della Rivoluzione d’ottobre); nel 1921, quattordicenne, aderisce al fascismo. Compie gli studi liceali ad Ancona, quando si manifesta in lui l’interesse per diverse discipline sportive, in particolare per l’atletica, da velocista. In questa veste, nel 1927, è iscritto d’ufficio alla nascente As Roma, fusione tra più gruppi sportivi della Capitale. L’atleta universitario Gelsomini, per la velocità, “impressiona in pista e fuori” e consegue diversi premi. L’anno dopo si tengono a Parigi i Mondiali universitari e le delegazioni italiane sono oggetto di contestazioni da parte degli antifascisti. Durante la partita Italia – Cecoslovacchia è proprio Gelsomini a menare le mani contro i contestatori, ottenendo l’encomio dalla Federazione italiana di atletica leggera del Lazio “a ricordo del doveroso gesto compiuto”. La carriera velocistica cede però il passo agli studi in medicina per cui Manlio si laurea a Siena nel 1931. Ammesso alla Scuola di sanità militare di Firenze, si congeda con il grado di sottotenente. Torna a Roma e apre un proprio studio medico. Poi verrà la guerra e nella coscienza del promettente medico deve succedere qualcosa. Le motivazioni che portano i tanti a passare dal fascismo all’Antifascismo sono molteplici. C’è quella che in sede storiografica sarà chiamata “sinistra fascista”: la fronda sindacale e studentesca, ora censurata ora tollerata dal regime, insofferente verso un fascismo che di antiborghese aveva solo le formalità e, perciò, guarderà al comunismo nel nome di una vera rivoluzione sociale. Poi c’è chi, dinanzi alla Guerra d’Africa, di Spagna, e mondiale, inizierà a provare un disgusto che, man mano, si trasformerà in aperta avversione. Sta di fatto che Gelsomini, il 9 settembre 1943, sarà a porta S. Paolo a difendere la città dai tedeschi. Da quel luogo inizia la sua attività cospirativa che lo vedrà come esponente di spicco della Resistenza nel Lazio. Per essa metterà a disposizione tutte le sue conoscenze e le sue ricchezze, cioè i proventi dal brevetto d’un suo farmaco per aumentare il ferro nel sangue. Dagli scritti giunti a noi, il pensiero di Manlio sembra vagheggiare una sorta di comunismo cristiano senza esplicitare una precisa collocazione politica. Sarà, comunque, lui a guidare il Raggruppamento monte Soratte, vale a dire il coordinamento della bande partigiane del Cln operanti nell’Alto Lazio. Poi l’arresto, il 13 gennaio 1944, in un bar sulla via Flaminia; un tradimento in circostanze misteriose com’è stato per altri protagonisti della cospirazione partigiana finiti nelle mani degli aguzzini nazisti a Roma. Da qui la detenzione in via Tasso, le torture e, infine, la morte, a trentasei anni, nelle cave Ardeatine, carnaio rappresentativo di tutta l’umanità e di tutte le forze che avevano animato l’Antifascismo e la Resistenza. Il nome di Gelsomini tornerà alle cronache il 12 giugno del 1948, nel processo contro Kappler, quando la madre, Sparta, anch’ella detenuta dai nazisti per rappresaglia, inizia ad inveire contro il gappista di via Rasella, Rosario Bentivegna, accusandolo della morte del figlio per non essersi consegnato come i nazifascisti avevano chiesto. Un bando mai esistito, un falso che la propaganda aveva fatto assurgere a verità.
Il libro, piacevole alla lettura, si basa su fonti giornalistiche, bibliografiche, testimonianze orali ed archivi pubblici, tra Roma e Viterbo. Alla ricerca delle persone, dei luoghi e delle carte è dedicato un intero capitolo in appendice. A fare, infine, da leitmotiv è la suggestione che suscitano i confronti tra i documenti (impressionante quello tra la scheda medica della visita di leva e il referto del recupero della salma), i luoghi della micro e macrostoria e le ricorrenze, le coincidenze del tempo, perché, si scrive, le date hanno un’anima.

Maremma libertaria-Luciana Bellini tour 🙂

Riceviamo con estremo piacere l’ultima fatica di Alessandro Angeli, non vi perdete questo libro, non si può recensire, va letto !

Altro libro da non perdere, di Gianluca Solera, che spazia dall’Egitto alla Siria, dalla Grecia alla Val di Susa, un reportage che fa molto riflettere
www.gianlucasolera.it

Fotografo Contro
A  Lisbona sino al 14 luglio
http://www.culturafnac.pt/a-revolucao-esta-na-rua/

Riceviamo dall’ Amiata:
I soliti allarmisti: La geotermia amiatina NON è sostenibile. Lo studio Basosi-Bravi
https://sosgeotermia.noblogs.org/2014/03/27/i-soliti-allarmisti-la-geotermia-amiatina-non-e-sostenibile-lo-studio-basosi-bravi/

Noi non viviamo più come schiavi !
un film da vedere:
Mai più schiavi

http://www.youtube.com/watch?v=RoaBaLyF_jw

60 anni fa la strage dei minatori di Ribolla

htpp://potassa.noblogs.org/post/2014/05/04/1954-sessantanni-dopo-la-poesia-a-braccio-ricorda-i-minatori-di-ribolla/

L’anarchia spiegata a mia figlia : il nuovo libro di Pippo Guerrieri, BFS edizioni qui in free download e streaming
https://archive.org/details/LanarchiaSpiegataAMiaFiglia

 

Io non credo nei partiti. Ma non perché siano stati occupati da persone disoneste. Io non credo nei partiti perché non credo nella delega. […] Non sono un comunista. Io sono anarchico. Non mi interessa che il popolo vigili sull’amministrazione pubblica. Io non credo che il popolo debba essere amministrato da qualcuno. Io voglio il superamento di questa democrazia, non che venga amministrata decentemente. Questo era il dibattito negli anni ’60 rispetto ai manicomi. Qualcuno voleva umanizzarli, qualcun altro cancellarli. Si umanizza un’istituzione disumana solo cancellandola. ”
( Ascanio Celestini )
http://www.youtube.com/watch?v=w0IJ9LqJ0ss

le foto di questo numero sono in gran parte del movimento , di Stefano Pacini o di autori non identificati che ringraziamo anticipatamente

Link utili
www.stefanopacini.org
www.radiomaremmarossa.it
www.carmillaonline.com
www.ltmd.it
www.infoaut.org
http://collettivoanarchico.noblogs.org
www.senzasoste.it
www.finimondo.org
femminismo-a-sud.noblogs.org/
anarresinfo.noblogs.org

Maremma Libertaria Esce quando può e se e come gli pare. Non costa niente, non consuma carta e non inquina, se non le vostre menti. Vive nei nostri pensieri, perchè le idee e le rivoluzioni non si fanno arrestare, si diffonde nell’aere se lo inoltrate a raggera. Cerca di cestinare le cartoline stucchevoli di una terra di butteri e spiagge da bandiere blu, che la Terra è nostra e la dobbiamo difendere! Cerca di rompere la cappa d’ipocrisia e dare voce a chi non l’ha, rinfrescando anche la memoria storica, che senza non si va da nessuna parte. Più o meno questo è il Numero 15 del 7 maggio 2014. Maremma Libertaria può essere accresciuta in corso d’opera ed inoltro da tutti noi, a piacimento, fermo restando l’antagonismo , l’antifascismo e la non censura dei suoi contenuti.

In Redazione, tra i cinghiali nei boschi dell’alta maremma, Erasmo da Mucini, Ulisse dalle Rocche, il Fantasma della miniera, il subcomandante capraio, Alberto da Scarlino, Alessandro da Grosseto, Antonello dalla Tuscia, Luciana da Pomonte, Complici vari , Ribelli di passaggio, maremmani emigrati a Barcelona.
No copyright, No dinero, ma nel caso idee, scritti, foto, solidarietà e un bicchiere di rosso.

My way  Sid Vicious !
http://youtu.be/HD0eb0tDjIk

Nostra patria il mondo intero, nostra legge la Libertà, ed un pensiero Ribelle in cuor (Pietro Gori)

http://youtu.be/_KVRd4iny8E

Potranno tagliare tutti i fiori, ma non riusciranno a fermare la Primavera (Pablo Neruda)
http://youtu.be/wEy-PDPHhEI
(Victor Jara canta Neruda)

Sempre, comunque e dovunque : Libertà per tutti i compagni arrestati !– Fori i compagni dalle galere !-Libertad para todos los presos ! – liberdade para companheiros presos! -comrades preso askatasuna!- liberté pour les camarades emprisonnés!-freedom for imprisoned comrades !- Freiheit für inhaftierte Genossen!- ελευθερία για φυλακισμένους συντρόφους ! – الحرية لرفاق